La mappa rappresenta il panorama di monti che si vede guardando in direzione sud-ovest dal Poggiolo, un grande prato sulle pendici di Monte Sole, nel parco omonimo a sud di Bologna. La mappa è un tentativo di rappresentare con la tecnologia Minolta un panorama, cosa già inaccessibile a persone con disabilità visiva e che presenta anche il fenomeno della prospettiva, sperimentalmente tradotto per chi serve solamente del tatto.
Segni convenzionali
Area punteggiata – il fiume Reno;
un tondo al suo interno – il punto di vista;
un cerchio con triangolino a destra in alto nel foglio – la posizione del panorama rispetto al nord e a Bologna;
i pieni – le montagne in primo piano;
aree righettate – i monti in secondo piano;
le linee curve al disopra – i monti in terzo piano, a cui puntano righette sottili che portano al loro nome.
Il panorama dei monti da Monte Sole
Disponete la mappa in orizzontale con l’angolo tagliato in alto a destra.
In questo modo, di solito avremmo il nord in alto, ma non in questo caso: stavolta il nord è più o meno verso di voi e il sud è in alto, anzi voi vi trovate a nord-est e tutta la mappa si sviluppa in direzione sud-est. La direzione giusta del nord ce la dà la freccia che punta in basso a destra di fianco al cerchio col triangolino.
La provincia di Bologna è pianeggiante a nord e montuosa a sud. Le due zone sono separate dalla via Emilia. I fiumi quindi scorrono da sud verso nord.
Per esplorare questa mappa dobbiamo idealmente porci a sud di Bologna nel parco di Monte Sole, tristemente celebre per la strage nazifascista nel territorio di Marzabotto del 29 settembre 1944 e dei giorni successivi.
Il cerchio nell’angolo in alto a destra situa la nostra visione rispetto a Bologna: in questo cerchio (e solo qui) il nord è regolarmente in alto. Il tondino al centro è Bologna, la linea obliqua che la attraversa è la via Emilia, al di sotto della quale c’è un triangolo: la punta più vicina a Bologna è il nostro punto di vista e il triangolo che da lì si allarga è lo spazio che vediamo.
Dunque il nostro sguardo si spinge verso sud-ovest, cioè verso i monti più alti di questo tratto dell’Appennino tosco-emiliano. Oltre i monti, a sud c’è la provincia di Pistoia e la Toscana, ad ovest invece si estende la provincia di Modena.
Noi ci troviamo nel tondo ricavato nell’area punteggiata sul margine inferiore della mappa, e il nostro sguardo si apre verso l’alto, cioè verso sud-ovest.
Una rapida esplorazione a due mani vi fa scoprire vaste superfici piene, una più ampia a sinistra (Monte Termine, 576 metri, il cui nome non è riportato nella mappa) e una più piccola a destra: son le montagne più vicine a noi. L’intervallo tra le due masse montuose è una valle, cioè la valle del Reno. Infatti da lì spunta stretta e curva la superficie punteggiata che rappresenta il Reno, che va allargandosi verso il nostro punto d’osservazione. Questo avviene non perché il fiume si allarghi, ma perché chi guarda lo vede più largo man mano che si avvicina.
È un fenomeno ignoto a chi esplora il mondo solo attraverso il tatto: chi non vede percepisce tutte le cose solo a grandezza naturale e in prossimità, e forse rappresenterebbe il fiume con una striscia sempre della stessa larghezza. Per dare un’idea della prospettiva, più che al tatto bisogna pensare all’udito: un cannone che spara lontano si sente più piano di una porta che sbatte qui vicino.
Il tondo è in mezzo al fiume, perché quello passa proprio alle pendici del monte da cui guardiamo anche se, a dir la verità, non si vede proprio, perché la vista è ostacolata dai boschi.
Le masse piene sono dunque le montagne, o meglio le colline più vicine a noi, non molto alte. Le superfici rigate rappresentano le montagne che si trovano subito a sud sud-ovest di quelle piene. Al di sopra delle aree righettate troviamo a tratti una linea che se ne distanzia più o meno: sono le cime che si trovano ancora più a sud, quindi in terzo piano. Sono molto più alte delle prime ma, dato che sono lontane, le si vedono più piccole all’orizzonte e perciò, nella rappresentazione in prospettiva, le trovate non troppo sopra quelle dei piani precedenti.
Lo sguardo coglie le cime di Montovolo (il cui nome deriva dalla forma rotonda e massiccia che ricorda un uovo, 962 metri) e Monte Vigese (1115 metri) in terzo piano, sulla sinistra, nel parco omonimo che si estende nel comune di Grizzana.
Il Monte Sàlvaro più a ovest (826 metri) fa invece parte dei monti in secondo piano, cioè delle superfici righettate, riconoscibile per la scarpata ripida del pendio sulla destra. Sono entrambi nel territorio di Grizzana Morandi, ma lungo le boscose pendici di monte Sàlvaro sorge la località Pioppe di Sàlvaro, al confine tra i comuni di Grizzana Morandi, Vergato e Marzabotto.
Procedendo verso ovest ecco la superba cima del Corno alle Scale (1945 metri), bolognese solo per il versante settentrionale, cioè quello che si vede da questa mappa. È la cima più alta della provincia di Bologna, nel parco omonimo, e nel comune di Lizzano in Belvedere.
Infine, al di là della valle del Reno e già in provincia di Modena, trovate il Monte Cimone (2165 metri), la cima più alta dell’Appennino tosco-emiliano. Queste due cime sono sempre innevate, qui però appaiono più o meno alla stessa altezza dei monti sulla sinistra (vedi monte Sàlvaro, ad esempio) che sono alti la metà. Anche stavolta la cosa si spiega col fatto che Corno e Cimone sono molto più lontani, e la prospettiva li vede più piccoli e molto meno ripidi ed erti di quanto siano in realtà.