Mappa di Berlino – Kreuzberg

Questa mappa è una rappresentazione semplificata del lato orientale di Kreuzberg, noto quartiere centrale di Berlino.

Segni convenzionali

Le linee rappresentano le vie, quelle principali più grosse e quelle minori più sottili;
le linee spesse e irregolari rappresentano le vie d’acqua;
la linea puntinata rappresenta il tracciato del muro di Berlino fino al 1989;
gli spazi delimitati attraversati da linee sono aree verdi;
le croci rappresentano luoghi chiusi d’interesse;
i pallini rappresentano fermate della metropolitana;
le lineette trasversali rappresentano il mercato turco sul Maybachufer.

Esplorazione

Metti la mappa in orizzontale, con l’angolo tagliato in alto a destra. Nell’angolo opposto, in basso a sinistra, troverai in braille e stampatello la scritta “Kreuzberg”. Il nord è in alto.

In realtà, questa mappa rappresenta solo la parte orientale del quartiere di Kreuzberg, a cui ci dedichiamo con le nostre esplorazioni in viaggio con La Girobussola. Si tratta infatti di un luogo che racchiude le contraddizioni, trasformazioni e molteplici spinte che hanno reso Berlino una città di grande attrattiva dopo la devastazione post-bellica e la sofferta riunificazione.

L’area è nota anche col nome del suo vecchio codice postale, ovvero SO36; la zona occidentale di Kreuzberg, invece, aveva il codice SW61. Anche se unite dal punto di vista amministrativo, le due zone non potrebbero essere più diverse! Tant’è che un celebre detto, tradotto in italiano, recita grossomodo: “il 36 brucia, il 61 sonnecchia”.

Il perché di queste opposte vocazioni ce lo dà la storia recente. Mentre quella che chiameremo Kreuzberg-61, più centrale e ben collegata, è stata ricostruita con vocazione residenziale e familiare, Kreuzberg-36 è rimasta a lungo fatiscente, e popolata dalle fasce meno abbienti della società: operai, giovani universitari e artisti, nonché i nuovi migranti, in gran parte arrivati dalla Turchia negli anni ’70. La popolazione migrante – non solo turca ma anche polacca, italiana, spagnola… – costituisce oggi quasi un terzo di quella totale.

Tutto ciò ha determinato la crescita di un quartiere vivace e multiculturale, ma anche l’emergere di tensioni sociali, talvolta violente. Questo è il caso, ad esempio, degli scontri tra manifestanti e polizia il primo maggio 1987, ripetutisi poi quasi ritualmente per alcuni decenni.

Andremo ora a capire il perché e il per come di questa peculiare storia attraverso tre itinerari per i meandri del quartiere e della nostra mappa tattile.

Zona di confine

Tenendo l’angolo tagliato in alto a destra, vai nell’angolo in basso a destra e, spostando poco le dita verso il centro del foglio, incontrerai una linea puntinata. Questo è il tracciato del muro di Berlino, quasi interamente demolito nel 1989.

Qui sta un primo segreto dell’unicità di Kreuzberg-36: come ora scopriremo, il quartiere era circondato dal muro. Ciò lo rendeva particolarmente indesiderabile come zona residenziale, attraendo inevitabilmente le fasce della popolazione più marginalizzate con i suoi bassi affitti.

Seguiamo il muro verso nord-ovest, e poi ad angolo retto verso nord-est. Alla sua sinistra, noteremo che costeggia una linea spessa: questo è il Landwehrkanal, canale ottocentesco con diversi rami, che collegava Kreuzberg – all’epoca sede di industrie tessili e non solo – con il fiume Sprea. Continuando sempre verso nord-ovest, infatti, noteremo che il canale continua a profilare il confine tra i due settori di Berlino e dopo poco, vicino al margine del foglio, sulla destra troveremo una croce.

Trattasi di una torre di controllo, strana superstite di quella che veniva definita la “striscia della morte”, ovvero una zona altamente militarizzata fra il famoso muro in cemento armato e un secondo muro (erano infatti due!) all’interno del confine – nominalmente per difendere Berlino Est da invasioni, ma all’atto pratico utilizzata per scoraggiare e impossibilitare la fuga.

Alla caduta del muro, questi tratti di “terra di nessuno” hanno creato grandi ferite vuote nel cuore della città, riempite nei modi più disparati. Qui, ad esempio, si trova adesso un parco pubblico che costeggia il canale, dove fra corridori, cani che giocano e picnic sull’erba, il parallelepipedo in cemento armato svetta in maniera un po’ surreale; tetro ricordo d’altri tempi, a cui non resta più niente da controllare.

Proseguiamo lungo il muro verso nord-est, vicino al margine del foglio, per sentire che attraversa una strada e poi piega a nord-ovest ad angolo retto, scavalcando due rami del canale. Poi, dopo poco, gira di nuovo ad angolo retto verso nord-est e lo sentiamo attraversare qualcosa di più spesso: trattasi del fiume Sprea, di cui possiamo sentire qui il percorso in diagonale da sud-est a nord-ovest. In questo punto, sul ponte di Oberbaum, vi era uno dei pochi checkpoint per attraversare il confine.

Attraversiamo il fiume, giriamo nuovamente ad angolo retto col muro, e sentiremo che costeggia l’acqua per un lungo tratto. Questa parte di muro esiste ancora, ed è forse la più famosa: col nome di East Side Gallery, la chilometrica fortificazione è diventata una galleria a cielo aperto; un luogo in cui generazioni di artisti e graffitari (più o meno improvvisati) commemorano o auspicano la caduta di muri presenti, passati e futuri.

Seguiamo il muro di nuovo oltre il fiume, dopo la curva di Engeldamm (che ricalca un braccio del canale oggi interrato) e poi a zig-zag grossomodo verso ovest, fino alla fine della mappa. Il tracciato proseguiva poi verso il quartiere di Mitte.

Non abbiamo ancora esplorato Kreuzberg di per sé, ma lungo il muro – che corre spesso vicino al perimetro del foglio – abbiamo potuto capire come il quartiere fosse essenzialmente “incorniciato” da un confine militarizzato, uno dei tanti vicoli ciechi di Berlino Ovest.

Dal Museo Ebraico al mercato turco

Torniamo all’ultimo segmento del muro in alto a sinistra, quasi orizzontale, dove abbiamo concluso il precedente itinerario. Se scendiamo un po’ verso sud con le dita, dovremmo incrociare qualche strada e poi trovare una croce.

Questo è il Museo Ebraico, e qui comincia solitamente la giornata a Kreuzberg della Girobussola. Aperto nel 2001, commemora la storia degli ebrei in Europa e Germania, che non è solo tragica ma anche lunga e con profonde radici. Si sviluppa in due edifici, un palazzo settecentesco – unico testimone dell’antico borgo di Friedrichstadt, a cui apparteneva – e un edificio moderno, progettato dall’architetto Daniel Libeskind. Questo può dirsi la vera e propria attrattiva, in quanto esempio di “architettura parlante”: il complesso stesso vuole rappresentare la travagliata storia ebraica, ed è un affascinante dedalo di superfici pendenti, angoli irregolari e tagli obliqui al posto di finestre.

Da qui, scendiamo verso sud e incontreremo la spessa linea del canale. Andando leggermente verso est, però, sentiremo subito una sorta di biforcazione, che possiamo seguire aprendo le dita: da qui sale infatti anche la linea grossa di Skalitzer Strasse, uno degli “assi” di Kreuzberg. Ricordiamoci questo snodo, e seguiamo ora solo il canale verso sud-est.

Questa è una delle passeggiate più piacevoli del quartiere: il lungocanale è ricco di vegetazione fluviale, punteggiato da salici, con tratti di sottobosco e ampi prati. Si supereranno un antico edificio doganale – risalente ai tempi in cui il canale era utilizzato principalmente per trasportare merci -, un grande ospedale, condomini vecchi e nuovi e, attraccate alla riva, ogni tanto qualche barca-ristorante fluttuante.

A un certo punto, incontreremo una superficie zigrinata. Questo è il tratto del canale denominato Maybachufer dove, all’ombra di folti alberi e palazzine anteguerra, si dispiegano tende e bancarelle del cosiddetto mercato turco. Qui, ogni martedì e venerdì, una vociante folla di vecchi e nuovi berlinesi (ma anche, ormai, di turisti) si accalca per comprare verdure fresche, stoffe, spezie e altre delizie. Tra un’oliva e l’altra, addentando un fragrante gözleme – spianata di sfoglia ripiena, solitamente, di spinaci e formaggio – si possono sentire gli anziani migranti di prima generazione chiacchierare in turco davanti a un bicchiere di the. Come in tutti i mercati, da sempre luoghi di scambi non soltanto economici, è qui che si incontrano le tante anime di Kreuzberg.

C’è tuttavia un modo meno bucolico di arrivarci: se risaliamo il canale e torniamo alla biforcazione di prima, possiamo imboccare verso est la Skalitzer Strasse, una lunga strada alberata che taglia diagonalmente Kreuzberg-36, e ne è la sua principale arteria. La percorre infatti un tratto di metropolitana sopraelevata, costruito all’inizio del novecento, sotto le cui arcate sentiremo lo sferragliare dei treni.

Dopo un po’ arriveremo a un pallino corrispondente alla fermata di Kottbusser Tor (per i berlinesi, familiarmente, detta “Kotti”). Un tempo una delle porte settecentesche della città, oggi è un grande incrocio, purtroppo noto anche per essere un focolaio di degrado. Sono state fatte scelte infelici in passato tra le quali, negli anni ’70, ammassare nuovi migranti e ceti meno abbienti in complessi architettonici di cemento torreggianti, spigolosi e inospitali. Vi sono comunque numerosi centri di comunità, pubblici e privati, che si premurano di coinvolgere le fasce più a rischio della popolazione in progetti socialmente utili.

Da qui, comunque, scendiamo a sud-est lungo Kottbusser Damm e cominceremo a sentire i vibranti suoni e profumi (e un po’ di trambusto!) della Berlino turca. Dopo poco arriveremo al canale, e da lì saremo praticamente attaccati al mercato. Se la seguissimo ancora verso sud, arriveremmo al distretto di Neukölln, un altro grande quartiere multiculturale, variegato e affascinante.

Trasformazioni urbane

Ripartiamo dal pallino di Kottbusser Tor. Se seguiamo la via che ci porta a nord-est, presto incroceremo un’altra linea leggermente più spessa: è l’altro asse principale del rione, in questo tratto chiamato Oranienstrasse, che ne attraversa la parte più residenziale, ed è punteggiato di negozietti, alimentari e ristoranti.

Non lasciamoci però tentare e procediamo verso nord-est, fino a “sbattere” contro al muro – quel che sarebbe sicuramente successo prima del 1989! Possiamo qui apprezzare infatti quanto fosse vicino alle case. Poco sulla destra, troveremo una croce, che rappresenta il complesso del Bethanien.

Questo edificio nasce a metà ottocento come un fastoso ospedale neogotico in mattoni che, con guglie, torri e campane, rassomiglia a un incrocio fra una chiesa e un castello. Di fronte, apre su una piazzetta e un parco lungo e stretto; dietro, invece, si sviluppa in un complesso molto esteso a ferro di cavallo, e con diverse altre palazzine distaccate.

In funzione fino agli anni ’70, per via della sua prossimità al muro si era poi deciso di demolirlo. Ma venne prontamente occupato da studenti, attivisti ma anche famiglie, che si opponevano alla speculazione edilizia di fronte alle difficoltà abitative del quartiere. Venne così salvato e, grazie ad un creativo accordo tra istituzioni e occupanti, oggi è un importante polo culturale, con spazi espositivi, laboratori, atelier e persino una scuola di musica. Un’ala rimane concessa ai precedenti inquilini, che la autogestiscono.

Purtroppo, sotto le pressioni di un mercato immobiliare alquanto ruspante, il quartiere vive oggi un momento difficile: agli sgomberi delle occupazioni rimaste susseguono, quasi sempre, costosi progetti di edilizia privata. Il Bethanien rimane però un esempio di come dalle tensioni sociali sia possibile raggiungere innovative mediazioni, preservando il patrimonio culturale del quartiere e restituendo spazi pubblici alla cittadinanza.

Torniamo ora sui nostri passi fino a Oranienstrasse. Se la seguiamo verso sud-est, arriveremo alla stazione della metropolitana di Görlitzer Bahnhof (un altro pallino), dove la via incrocia Skalitzer Strasse a un angolo piuttosto aperto. Il nome della fermata commemora l’ormai demolita stazione ferroviaria che collegava Berlino a Görlitz, splendida cittadina dell’antica Silesia (oggi in Sassonia, mentre il grosso della Silesia è stato ceduto alla Polonia dopo la guerra). Lungo quei binari arrivarono le famiglie e maestranze per ospitare le quali venne eretto, nella seconda metà dell’ottocento, questo stesso quartiere.

Prendiamo la strada che da Görlitzer Bahnhof ci porta verso nord-est, come abbiamo fatto prima per andare al Bethanien. Passato un incrocio, sulla destra troveremo un’altra croce: trattasi della Markthalle 9, un mercato coperto risalente alla fine dell’ottocento. La struttura, in muratura ma con una copertura leggera in vetro e acciaio, ricalca il modello di tanti altri suoi simili nelle varie città d’Europa. Come indica il numero nel nome, era solo uno di una rete di mercati coperti, andati per più di metà distrutti o riconvertiti.

La Markthalle 9 ha mantenuto la sua funzione ma, negli ultimi anni, ha subito una ristrutturazione che ne ha alterato abbastanza la clientela: tra caffè raffinati, prodotti biologici e regionali e italianissime pizze gourmet, è difficile trovare i berlinesi di ceti medio-bassi che andavano a rifornirsi al mercato rionale. Anche questo è un luogo in cui Kreuzberg si dimostra tanto attraente quanto contraddittoria.

Scendendo verso sud, troveremo un quadretto attraversato da righe diagonali. Questa è Lausitzer Platz, sulla quale un tempo dava la stazione dei treni. E’ una piazzetta alberata al cui centro sorge la Emmaus-Kirche, bella chiesetta neogotica in mattoni, nonché sede di un altro mercato all’aperto, che questa volta tiene vivo l’antico legame con la Silesia: gran parte dei prodotti vengono infatti dalla vicina Polonia.

A sud-est attraversiamo Skalitzer Strasse e, proseguendo, sentiremo un’altra superficie delimitata da linee diagonali, prima una linguetta che poi si apre su un lungo rettangolo. Questo luogo, che una volta era lo snodo dei binari della Görlitzer Bahnhof, è oggi diventato Görlitzer Park, un grande polmone verde dove gli abitanti del luogo vanno a sollazzarsi nella bella stagione.

La storia di questo parco è abbastanza travagliata. Per molto tempo, è stato una spianata di macerie: se andiamo avanti ancora un po’ a sud-est, incontreremo infatti il canale e, subito dopo, il muro! La stazione aveva perso la sua funzione, giacché i binari non portavano più da nessuna parte – o meglio, avrebbero dovuto scavalcare il confine con la Germania Est.

Dopo numerose vicissitudini amministrative e diversi progetti scartati (fra cui una moschea), negli anni ‘90 si è deciso di trasformare l’area in un parco. Ma anche questi piani non sono andati giù a tutti: durante i lavori, diversi mezzi di costruzione sono stati incendiati nottetempo da eco-terroristi, che si opponevano alla natura addomesticata del parco, chiedendo invece che fosse lasciata a esprimersi liberamente. Anche se poco convenzionali, le proteste hanno avuto un certo successo, e la metà orientale del parco è un boschetto incolto.

Insomma, la protesta sembra essere di casa a Kreuzberg! Potremmo anzi dire che le deve una grande parte della sua identità, e non solo per motivi ideali. Se scorriamo le dita a nord e a sud del parco, sentiremo il reticolo ottocentesco di strade a scacchiera, che ancora oggi è particolarmente ospitale. Una moltitudine di persone, affaccendate o sfaccendate, va e viene sotto gli stucchi dei palazzi, all’ombra dei tigli ormai alti e folti, in un piccolo rione autosufficiente tra bar, alimentari, ambulatori, ferramenta e – per le fughe – l’agenzia di viaggi coi prezzi più competitivi di Berlino (“Titanic Reisen”). Sul lungofiume, i capannoni portuali rimasti ospitano oggi uffici, ristoranti e laboratori, e gli spazi lasciati dagli edifici bombardati sono diventati aree verdi e parchi giochi per bambini.

E pensare che tutto questo doveva lasciare il posto, nel piano regolatore dei primi anni ’80, ad una tangenziale! Ancora una volta, è grazie alle pervicaci proteste della comunità di residenti e alle occupazioni abitative – la cui presenza è oggi ridimensionata, ma ancora palpabile nello spirito informale del quartiere – se questo angolino di tessuto urbano si è salvato. E, una volta caduto il recinto del muro, SO36 ha cessato di essere considerata una periferia degradata, ed è diventato uno dei quartieri centrali più affascinanti di Berlino, in cui tutti desiderano vivere. Questo ha avuto naturalmente un effetto sul costo della vita, e sta mettendo a dura prova la tenuta della assortita comunità che le prove del Novecento hanno forgiato. Ma Kreuzberg non si dà per vinta così facilmente e, in confronto ad altri quartieri diventati “di tendenza”, dal 1989 ad oggi non ne è ancora uscita stravolta.

Se vuoi, puoi ora tornare sulla Skalitzer Strasse, dalla punta occidentale di Görlitzer Park, e risalirla verso est per arrivare alla fermata di Schlesisches Tor (e provare a pronunciarne il difficile nome!). Qui si trova uno dei cuori pulsanti della notte berlinese, tra locali notturni e fast-food; si incrocia anche la Köpenicker Strasse, che corre parallela al fiume per chilometri, attraversando innumerevoli contesti urbani. E pensare che questo, fino a non molto tempo fa, era il capolinea di Kreuzberg!

Prova anche a cercare lo snodo del canale da cui parte il ramo che va al fiume, a sud di Görlitzer Park: in questo punto, sulle tre diverse rive si sfiorano i quartieri di Kreuzberg, Neukölln e Treptow.

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