Guida di Berlino Est – Ovest

Questa mappa rappresenta sinteticamente la divisione della città di Berlino durante gli anni del muro (1961-1989).

Segni convenzionali

I puntini fitti sono all’esterno dei confini della città, mentre la superficie liscia è il territorio di Berlino;
la linea spessa che attraversa la mappa e circonda il lato sinistro della città rappresenta il muro;
le linee sottili all’interno della città ne rappresentano i fiumi;
le croci rappresentano gli aeroporti.

Esplorazione

Metti l’angolo tagliato in alto a destra. Da lì, sposta il dito in diagonale verso il centro del foglio, e dopo pochi centimetri incontrerai lo spazio liscio. La linea che separa il liscio dai puntini è il confine della città. Puoi seguirlo con entrambe le mani per conoscerne il perimetro, zigrinato ma che ha vagamente forma di un trapezio scaleno, con il lato orizzontale lungo alla base, e il lato diagonale corto sulla sinistra. Il nord è in alto.

Questi sono i confini della città in seguito alla cosiddetta Groß-Berlin-Gesetz, la legge che nell’ottobre 1920 ha accorpato a Berlino tutti i comuni limitrofi, rendendo quello che era una cittadina, dall’oggi al domani, la seconda metropoli d’Europa dopo Londra. Le conseguenze ne sono tutt’oggi apprezzabili. Oltre a quel che resta del centro storico che, per gli standard a cui siamo abituati in Italia, copre una superficie relativamente piccola, la città attuale è policentrica, e non ha un vero e proprio hinterland: subito fuori dai confini comincia la campagna, punteggiata da paesini.

Portando il dito verso l’angolo sud-orientale, e poi di nuovo verso il centro del foglio, sentiremo un’altra linea sottile che divide lo spazio liscio: questa è la Sprea, il fiume su cui è cresciuta la Berlino storica, e che ancora oggi nel territorio cittadino attraversa aree boschive, portuali, industriali e residenziali. Si forma nelle montagne al confine con la Repubblica Ceca e confluisce nell’Havel, un affluente dell’Elba.

Seguendone il percorso verso nord-ovest, ci accorgeremo che prima incontra una linea spessa – il confine tra Berlino Est e Ovest – e poi, proseguendo in orizzontale verso ovest, sentiremo che si interrompe su una sinuosa linea zigrinata che, invece, scorre da nord a sud, quasi parallela al confine occidentale della città. Questa rappresenta appunto l’Havel, che ha una portata mediamente maggiore della Sprea, tanto da sembrare un lago nel suo tratto di Zehlendorf, quartiere nell’angolo estremo a sud-ovest della città.

Tornando indietro verso est, sempre lungo la Sprea: poco prima di raggiungere il muro, sentiremo che ha un percorso più sinuoso. Questi sono i cosiddetti “Spreebogen”, ovvero “archi della Sprea”, situati prevalentemente nel rione di Moabit. Qui, la guerra si è portata via quasi tutto, ma la presenza di grandi superfici vuote ha fatto sì che l’area diventasse un simbolo del rinascimento di Berlino post-riunificazione. È qui, infatti, che troviamo le avveniristiche e maestose architetture del quartiere governativo e della nuova stazione centrale, un pachiderma di vetro e acciaio.

Poco più a est lungo la Sprea, fermiamoci ora sul muro di Berlino, la linea spessa che divide in due la città. Se lo seguiamo nelle due direzioni – verso nord-ovest, e verso sud-est – ci accorgiamo che si tratta di una linea spezzata, dall’andamento vagamente erratico. Questo perché, nei quartieri centrali, la divisione segue limiti sia geografici, che topografici e amministrativi. Il muro – che, all’inizio, fu prima una rete col filo spinato, poi un muretto di mattoni, e infine la muraglia di cemento armato a cui oggi è associato – non divideva nettamente in due la città, ma disegnava spazi e insenature che, com’è noto, hanno diviso comunità, e creato una periferia militarizzata dove un tempo c’era un centro vitale.

Ad esempio, se seguiamo il muro a nord della Sprea, sentiamo che per qualche centimetro torna indietro lungo il percorso del fiume, per poi salire verso nord e fare subito dopo un angolo quasi retto verso est. Il lato orizzontale di questo angolo è la Bernauer Strasse, famosa strada simbolo della divisione della città per via della sua posizione centrale, e per gli avvenimenti nei primi giorni e anni dalla costruzione del muro. I civici di un lato, infatti, giacevano nella Repubblica Democratica Tedesca, e quelli dell’altro nel settore francese di Berlino Ovest. È qui che, prima che le case sul confine venissero sgomberate e le finestre murate, tante persone sono saltate dai palazzi per fuggire da est a ovest; ed è qui che furono scavati diversi tunnel sia a fini di fuga che di spionaggio.

Oggi, lungo questo tratto di muro sorge un toccante memoriale, un lungo museo all’aria aperta. Ci accorgiamo però di come la realtà cittadina sia più complessa della nostra percezione della divisione: chi stava a nord della Bernauer Strasse, ad esempio, era a Berlino Ovest, e chi stava a sud era a Berlino Est!

Continuando a percorrere il muro verso il limite settentrionale della città, per poi seguire la linea di confine verso occidente, notiamo che quest’ultima è leggermente più spessa. Questo perché il territorio di Berlino Ovest era completamente incluso nella Germania Est: il confine effettivo tra le due Germanie si trovava diverse centinaia di chilometri più a ovest, a dividere principalmente le due Sassonie – Bassa Sassonia a ovest, nella Repubblica Federale, e Sassonia-Anhalt a est, nella Repubblica Democratica.

Il confine militarizzato di Berlino Ovest era dunque, a tutti gli effetti, un “recinto” che nel corso degli anni ’80 è stato reso impenetrabile dal completamento del muro, inizialmente presente solo nei quartieri centrali. È facile scordarsene quando pensiamo a quei tedeschi dell’est che si sentivano “prigionieri” di uno stato non democratico, e che tentavano la fuga chiedendo asilo nei settori occidentali della città, che era invece una “prigione libera”!

In effetti, la presenza di un “corpo estraneo” non è mai stata digerita dalle autorità della RDT, che infatti poco dopo la guerra provarono ad impossessarsene con un assedio economico di quasi un anno: il Blocco di Berlino, durato da giugno 1948 a maggio 1949.

Per la sopravvivenza di Berlino Ovest – e, col senno di poi, di una speranza di riunificazione della Germania – è stata fondamentale la presenza dell’aeroporto di Tempelhof all’interno dei suoi confini. Questo ha permesso la creazione del cosiddetto “ponte aereo”, una grande operazione umanitaria che ha rifornito la città di viveri, combustibile e materiali di costruzione per tutta la durata del blocco – con una media di 1398 voli atterrati ogni 24 ore!

Per aumentare la capacità di Berlino Ovest di ricevere aiuti, venne costruito nel 1948 anche un secondo aeroporto, l’odierno Berlin-Tegel. Per trovarli sulla mappa, ripartiamo dall’incrocio tra Sprea e muro, vicino al centro del foglio, e seguiamo la Sprea verso occidente: sentiamo così che, prima di incontrare l’Havel, la linea divide Berlino Ovest in due “quadranti”, a nord e sud del fiume. Nel “quadrante meridionale”, nell’angolo in basso a destra, troviamo la croce che indica Tempelhof. Nella parte superiore, invece, la croce di Tegel è sempre vicina al muro, ma spostata leggermente verso il centro del quadrante, poco a nord-ovest rispetto all’angolo retto che il muro compie a Bernauer Strasse.

Oggigiorno, l’aeroporto di Tempelhof è stato dismesso e dal 2010 è un’enorme parco pubblico di 300 ettari, e anche Tegel è in via di chiusura. Il traffico aereo dovrebbe essere dirottato sull’aeroporto di Berlin-Brandenburg, che però tarda ad aprire, e che è adiacente a Berlin-Schönefeld: quest’ultimo era l’aeroporto di Berlino Est. È ancora operativo, ma non rappresentato nella nostra mappa perché sito al di fuori dei confini cittadini, a sud-est di Berlino.

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