La mappa rappresenta la pianta della celebre piazza senese con i circostanti palazzi e gli accessi.
Segni convenzionali
I poligoni puntinati sono gli isolati attorno alla piazza;
il vuoto (e bianco) sono le strade, la piazza e il cortile del Palazzo Pubblico;
i pieni (e neri) sono gli edifici importanti;
i due rettangolini vuoti sono Fonte Gaia;
il pallino è la Costarella dei Barbieri;
il rilievo semicircolare alla confluenza degli spicchi è il “Gavinone”;
la breve serie di puntini in linea è la “Mossa”, cioè la linea di partenza del Palio.
Il giro della piazza
Piazza del Campo era davvero un campo e lì anticamente defluivano le acque in una città che, a differenza di tante altre, non è attraversata da fiumi. Nel XIII secolo, con la costruzione del Palazzo Pubblico, la piazza diventa davvero il centro della città e della Repubblica di Siena.
Dal 1500 ha ospitato feste e competizioni dei rioni e dal 1600 la corsa del Palio. Mentre tutta la città è divisa nelle 17 contrade che se lo contendono, Piazza del Campo è un territorio comune, neutro.
Disponete la mappa in orizzontale con la scritta in alto: quello è il nord. Esplorate superficialmente la mappa e troverete tutt’attorno superfici puntinate, qualche pieno e al centro un mezzo tondo diviso in spicchi. Ecco, fermatevi lì: siete nella piazza. Contate gli spicchi: sono nove, come nove erano i governanti della città dal 1287 fino al 1355, che pensarono a una sede “neutra” per il governo della città e cioè al Palazzo Comunale (destinato ad accogliere la residenza del podestà e gli uffici delle magistrature) e alla piazza antistante.
Quindi è una strana piazza questa, mica rettangolare come tante altre. Possiamo rassomigliarla ad una conchiglia, di quelle che in pescheria si chiamano “capasanta” o conchiglia di San Giacomo. La somiglianza è tanto più pertinente in quanto tutta la circonferenza è rialzata rispetto al punto in cui gli spicchi convergono, verso sud. Lo trovate? E’ un punto più in rilievo. Qui confluiscono le acque e qui vengono raccolte nel cosiddetto “Gavinone”.
Tutt’attorno alla nostra conchiglia individuate facilmente un percorso semicircolare: è, nei giorni designati, la pista su cui si corre il Palio. Normalmente è di pietra grigia, ma al momento della corsa viene ricoperta di argille che le dànno il colore ocra. È da lì che viene il nome del colore noto come “terra di Siena”. È lunga 330 metri misurati sulla circonferenza esterna.
Lungo tutta la pista, da un lato c’è una serie di colonnine che la separano dallo spazio semicircolare destinato al pubblico, mentre dall’altra parte si susseguono le facciate dei palazzi. Poche le vie per accedere alla piazza: gli accessi sono passaggi a volte ricavati nel pian terreno dei palazzi stessi. Li trovate tra un isolato e l’altro, vuoti nel mezzo ma sbarrati da una lineetta alle due estremità. Questo fu fatto apposta per dare continuità e unità architettonica al perimetro esterno, tanto che furono vietati balconi e fu previsto che le finestre che si affacciavano sulla piazza fossero tutte bifore o trifore.
Gli spicchi sono pavimentati a mattoni rossi disposti a coltello e tra i quali riesce a crescere l’erba che a Siena chiamano impropriamente “verbena”. A delimitare uno spicchio dall’altro c’è invece una striscia di travertino bianco.
Per il nostro giro partiamo da una linea punteggiata che attraversa la pista e che trovate in direzione nordovest. I senesi la chiamano “la mossa” ed è da lì che parte la corsa del Palio. I cavalli faranno tre giri. Noi ne facciamo uno solo, ma più adagio!
La via che porta in piazza proprio al punto della mossa è la Costarella dei Barbieri, in ripida discesa verso la piazza. Il pallino che ci trovate segna il punto di partenza della nostra esplorazione (anche quella audio nel formato Verba Manent).
Procediamo in senso orario e camminiamo lungo la pista. Nel quinto spicchio, quello che punta più decisamente verso nord, proprio accanto alla pista ci sono due rettangolini: è la Fonte Gaia, inaugurata nel 1386 nella gioia generale per la prima fonte pubblica cittadina (da cui il nome “Gaia”). Venne decorata tra il 1409 e il 1419 da statue e rilievi di Jacopo della Quercia; quelli esposti oggi sono copie. Il rettangolino più settentrionale è un basamento e quello meridionale è la vasca.
Proseguendo, di fronte al sesto, settimo e ottavo spicchio c’è Palazzo Sansedoni con un accesso nel mezzo oggi chiuso. Nella nostra mappa il palazzo è un pieno che segue la curva della piazza. È una maestosa mole in laterizio, nato dall’aggregazione di più palazzi gentilizi nella prima metà del Duecento, poi rifatto e ampliato nel 1339. Oggi ospita la Fondazione Monte dei Paschi.
Il palazzo che gli è a fianco, di fronte al nono spicchio, (siamo ormai all’estremità orientale) è palazzo Chigi-Zondadari, di antica origine, rifatto nel 1724.
Siamo alla pericolosa curva di San Martino. La pista, in corrispondenza degli ultimi tre spicchi, è in discesa e qui la curva è quasi ad angolo retto.
Entriamo nel rettilineo del diametro del semicerchio. È la parte più a sud e anche più a valle della piazza. Il grande pieno che trovate proprio al margine della mappa è il Palazzo Comunale o Pubblico, verso cui tutta la piazza sembra convergere.
È il palazzo costruito dal governo della Repubblica di Siena tra il 1298 e il 1310 come sede del Governo dei Nove. Non fu usata la pietra, ma il mattone, con elementi decorativi in marmo. Ogni finestra è ornata da un’ogiva che la contiene. I merli sono di tipo guelfo, quindi rettangolari.
Dell’ala più orientale del palazzo fa parte la Torre del Mangia: era la torre campanaria del palazzo Comunale ed è così chiamata dal soprannome di “mangiaguadagni” dato al suo primo custode Giovanni di Balduccio, famoso per apprezzare molto i piaceri del cibo e sperperare quindi a tavola i propri guadagni. È tra le torri antiche italiane più alte, arrivando a 102 metri fino al parafulmine (seconda solo al Torrazzo di Cremona). Fu costruita tra il 1325 e il 1348. I quattro angoli sono perfettamente orientati in direzione Nord-Sud ed Est-Ovest. Sorregge le 6 tonnellate del Campanone che i senesi chiamano “Sunto” perché dedicato all’Assunta e che suona nelle grandi ricorrenze della città e quindi, naturalmente, al Palio.
Ma vedete che dal Palazzo sporge un’emergenza rettangolare che restringe la pista? È la Cappella di Piazza, il tabernacolo marmoreo che sorge ai piedi della Torre del Mangia, sporgente rispetto al profilo del Palazzo comunale. Fu edificata nel 1352 per ringraziare la Vergine Maria dello scampato pericolo della peste nera che aveva colpito la città nel 1348.
All’interno del Palazzo individuate facilmente uno spazio rettangolare: è un cortile detto “Entrone”. Qui vengono raccolti i cavalli delle contrade giusto prima della corsa.
Di fronte al Palazzo Comunale, alla convergenza di tutti gli spicchi, come già detto, c’è il Gavinone per la raccolta delle acque. All’estremità occidentale la pista fa la curva del Casato e da qui in poi si va in salita fino alla linea punteggiata del traguardo.
Ma non abbiamo finito!
La Costarella, che è proprio lì, incrocia una strada che segue dall’esterno il contorno della piazza. Provate a seguirla e vedrete che fa un bel semicerchio da ovest a est. Naturalmente, dato che è così importante, non si accontenta di un nome solo!
Qui dove siamo noi adesso si chiama via di Città. Proseguendo in senso orario, in corrispondenza del quarto spicchio si apre la via delle Terme (se ne percorrete il breve tratto iniziale qui rappresentato arrivate contro la “C” in nero della parola “campo”). Proseguendo, in corrispondenza del sesto spicchio e di Palazzo Sansedoni, c’è quello che è il centro viario della città, la cosiddetta Croce del Travaglio.
Bisogna sapere che Siena è inscrivibile in un triangolo che ha il vertice a nord e la base a sud ed è stata per gran tempo divisa in “terzi”, uno a nord, uno a sud-est e uno a sud-ovest. I tre terzi sono attraversati da tre grandi vie antiche. Le tre grandi vie si incontrano qui, alla Croce del Travaglio: quella a nord (se la seguite arrivate alla scritta braille “del”), che qui si chiama via dei Banchi di Sopra, va verso Firenze e da lì arrivava la via Francigena; quella a sud-est, via Banchi di Sotto, va verso Roma ed era la prosecuzione della via Francigena e quella a sud-ovest, la via di Città che abbiamo appena percorso, va verso il mare.
(Un’osservazione per chi ha a portata di mano la mappa di Siena dentro le mura: qui sembra che via Banchi di Sopra vada verso nord-est, mentre nell’altra mappa si dirige senz’altro verso nord-ovest: non ci sono sbagli, il fatto è che nel suo primo tratto Banchi di Sopra va proprio a nord-est per poi piegare a nord-ovest. La riproduzione schematica della mappa di Siena ha evitato questa curva iniziale).
Noi proseguiamo verso sud-est, passiamo dietro i palazzi Sansedoni e Zondadari che – come abbiamo già visto – si affacciano sulla piazza, e finiamo la nostra passeggiata all’incrocio con l’ultima strada a est, Via Rinaldini, popolarmente detta Chiasso Largo, che da Banchi di Sotto porta in Piazza del Campo.