Orme di animali dell’Appennino tosco-emiliano

La mappa rappresenta le orme di sei mammiferi selvatici che abitano i boschi sui monti dell’Appennino tosco-emiliano nonché in diverse altre zone d’Italia e oltre.

Segni convenzionali

Le orme, che sono a grandezza naturale, sono rappresentate con il pieno là dove il piede lascia effettivamente il segno affondando nel terreno e rendendo l’orma riconoscibile, mentre le linee sottili rappresentano il resto del piede che solo occasionalmente si imprime nel terreno.

Esplorazione

Disponete la mappa in orizzontale con il l’angolo tagliato in alto a destra, così le scritte in nero e in braille saranno al di sotto di ogni orma.

Il lupo

La sua orma è la prima a sinistra in alto. Confrontatela subito con quella della volpe, ultima in basso a destra. In effetti sono uguali, anche se la seconda è più piccola. Sono infatti due animali della famiglia dei canidi. Anche i cani, pur differenziandosi a seconda delle razze, hanno un’orma di questo tipo.

Il Lupo, come il cane e la volpe, appoggia tutti e cinque i polpastrelli sul terreno dove resta il segno evidente anche delle quattro unghie dei polpastrelli anteriori che trovate come punte rivolte verso il margine alto del foglio.

Il lupo grigio appenninico è grande quanto un cane da pastore tedesco: la lunghezza del corpo va da 109–148 cm, l’altezza al garrese dai 49–73 cm e pesa dai 28 ai 34 kg. Il manto invernale è grigiastro, con peli scuri sul dorso. Durante l’estate il manto è meno folto e mostra colori più marroncino-rossastro.

La popolazione italiana di lupo fu stimata nel 2000 a più di 600 unità, con un tasso di incremento medio annuo intorno al 7%. Nel monitoraggio condotto in Emilia Romagna tra il 2000 e il 2008 è stata stimata la presenza di 124 individui. I fattori di mortalità più importanti sono gli incidenti stradali (50% circa) e le uccisioni illegali (20% circa).

Il cervo

La sua orma si trova al centro della parte superiore del foglio. Gli zoccoli stretti, appuntiti e divisi in due come quelli dei cavalli, sono adatti a un velocissimo corridore e agilissimo saltatore, mentre gli unghioli delle dita posteriori sono ovali, troncati all’estremità e non toccano il suolo se non nella corsa, perciò li trovate rappresentati con una linea di puntini leggeri.

I cervidi sono gli ultimi grandi ruminanti selvaggi delle regioni temperate. Il cervo, rigorosamente erbivoro, cambia la propria dieta a seconda delle stagioni. In autunno e in inverno si ciba di frutti selvatici, bacche ed erba secca e, quando questi cominciano a scarseggiare, di corteccia di alberi. In primavera ed estate si nutre invece di varie specie foraggiere, di gemme e frutti selvatici.

I maschi adulti possono essere lunghi sino a 2,55 m e alti, al garrese, sino a 1.50 m, con un peso che va da 200 a più di 250 kg nei casi eccezionali. La femmina è notevolmente più piccola, raggiungendo solo eccezionalmente i 2 m di lunghezza e i 150 kg di peso.

Gli arti, molto lunghi in proporzione al corpo, sono sottili ma robusti, il mantello, aderente e liscio, è composto di peli setolosi e di fine lanugine, che si allunga notevolmente sulla coda. D’estate appare brunastro o tendente al rossiccio, mentre in inverno è grigio-bruno, con un pelo notevolmente infittito. Nelle femmine, i medesimi colori vanno schiarendosi, come se sbiadissero, e i giovani presentano un abito rossastro con macchie bianche che tendono a scomparire con l’età.

la lunghezza dei palchi va da un minimo di 70 cm a un massimo, peraltro eccezionale, di 1,30 m. Il peso delle corna, negli individui adulti va dai 4–6 kg, con punte eccezionali fino a 15-20 kg.

Il cinghiale

La sua orma è a destra in alto. A differenza del cervo che appoggia prevalentemente la parte posteriore del piede, il cinghiale ne appoggia la parte anteriore con le due unghie appuntite. Anche il cinghiale ha lo zoccolo diviso in due parti più grosse e robuste, che poggiano direttamente sul terreno, mentre i due piccoli zoccoli laterali detti speroni sono più corti e poggiano sul terreno solo quando l’animale cammina su terreni soffici o fangosi.

I cinghiali misurano fino a 180 cm di lunghezza, per un’altezza al garrese che può sfiorare il metro e il peso di un quintale circa. Ci sono però grandi variazioni di dimensioni e peso: gli esemplari spagnoli infatti, raramente superano gli 80 kg, mentre in Russia si ha notizia di esemplari di peso superiore ai 250 kg. I maschi hanno dimensioni e peso maggiori rispetto alle femmine.

Il cinghiale ha costituzione massiccia, con corpo squadrato e zampe piuttosto corte e sottili. Nonostante le piccole zampe, il cinghiale è veloce, solitamente al trotto, ed è in grado di galoppare molto velocemente anche nel fitto del bosco, ad esempio durante una carica o una fuga, seguendo quasi sempre traiettorie rettilinee. La testa, grande e massiccia, è dotata di un lungo muso conico che termina in un grugno o grifo, che possiede grande sensibilità tattile e olfattiva.

La dentatura del cinghiale si compone di 44 denti, però sono i canini chiamati anche zanne, la caratteristica principale del cinghiale. Si tratta di denti a crescita continua, che nel maschio hanno dimensioni tali da fuoriuscire dalla bocca. I canini inferiori sono più grandi di quelli superiori. Profondamente conficcati nella mandibola sono lunghi 15-20 cm, eccezionalmente anche 30 cm, di cui meno della metà protrudono dalla bocca. I canini inferiori interferiscono con i canini superiori mantenendosi sempre affilati.

Il mantello invernale, folto e di colore scuro, nei mesi primaverili lascia il posto al mantello estivo, con perdita della maggior parte del sottopelo e setole dalla punta di colore chiaro.

Il riccio

Trovate la sua orma piccolina in basso a sinistra.

Misura fino a 25–27 cm di lunghezza, per un peso che solo eccezionalmente supera il chilogrammo (anche se in vista dell’inverno può raddoppiare). Il piccolo cervello del riccio è addetto prevalentemente alla decodificazione dei segnali di natura olfattiva: il principale senso del riccio è infatti l’olfatto. Il naso è grosso, nero ed assai mobile. Anche il tatto è ben sviluppato; meno importante per loro è la vista, anche se i ricci sono in grado di vedere fino a 30 m di distanza di giorno e fino a 12 m di notte. Nonostante le piccole orecchie seminascoste dal pelo, i ricci sono infine in grado di udire frequenze comprese fra i 250 ed i 60.000 Hz, quindi ben dentro gli ultrasuoni: ciò aiuta l’animale nella ricerca del cibo.

Il corpo è tozzo ed a forma di pera. Le zampe sono corte e tozze, ma i piedi hanno 5 dita con unghie appuntite. Contatele nella nostra riproduzione e, se fate attenzione, in cima a tre di esse potrete scoprire le unghiette. E quasi come una manina appoggiata con parte del palmo e quattro dita a terra, mentre il dito più a sinistra è sollevato.

Gli aculei variano di colore al cambio di stagione: in autunno e inverno assumono un colore marroncino più scuro rispetto alle stagioni calde in cui presentano un colore più chiaro. A questo cambiamento partecipa anche il pelo, che a seconda della stagione assume un colore chiaro o un colore più scuro. La pelle attorno agli occhi, orecchie, zampe e naso è senza peli ed è nera.

Gli aculei sono cavi e sono muniti di un muscolo innervato che ne permette l’erezione quando l’animale è eccitato o in stato d’allerta: ciascun esemplare possiede fino a 6000 aculei. Oltre a proteggere l’animale da aggressori in carne ed ossa, gli aculei prevengono anche seri danni dovuti ad urti o cadute.

Quando un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente, reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Poi, se l’intruso lo tocca, si appallottola su se stesso. L’aggressore si trova così dinnanzi un’impenetrabile palla di spine: questa tattica, tuttavia, risulta inefficace con le volpi, che urinando sull’animale appallottolato lo costringono ad uscire dalla corazza, per poi finirlo mordendolo sul delicato muso.

Una vera strage di ricci però la fanno le automobili: sono infatti fra i due ed i tre milioni i ricci che ogni anno perdono la vita in questo modo mentre attraversano le strade.

Lo scoiattolo

La sua orma di un piede piatto, quasi triangolare, si trova al centro inferiore della mappa e termina con le cinque dita di cui potete individuare anche le falangi. Nessuna parte del piede risulta sollevata dal terreno.

Lo scoiattolo comune è lungo circa 25 cm senza la coda; questa è lunga da 15 a 20 cm. Il peso va da 250 a 340 g. Una coda così lunga è utile allo scoiattolo nel balzare da un albero all’altro e nel correre lungo i rami, assicurandone l’equilibrio. Ha inoltre una funzione termica, contribuendo a mantenere il calore del corpo durante il sonno. Durante il corteggiamento la coda serve come segnale visivo e viene sollevata e agitata in modo del tutto particolare. La colorazione del mantello è molto variabile e va dal marrone rossiccio al marrone scuro.

La parte inferiore del corpo è bianca. Le zampe posteriori, più lunghe di quelle anteriori, permettono all’animale di muoversi con molta agilità sul terreno, mentre le forti unghie e i cuscinetti plantari gli consentono di arrampicarsi con sorprendente abilità sugli alberi.

Durante l’accoppiamento i maschi individuano le femmine in calore dall’odore che queste emettono. Anche se non c’è un corteggiamento vero e proprio, il maschio insegue la femmina anche per un’ora prima di riuscire ad accoppiarsi. Solitamente più maschi inseguono una sola femmina, finché il maschio dominante, in genere il più grosso, riesce a conquistarla.

Vivono in media tre anni, eccezionalmente raggiungono i sette anni, in cattività anche dieci. È citato da alcuni autori per la caratteristica curiosa (secondo una credenza popolare) di farsi ombra con la coda nelle giornate assolate; da qui il nome greco σκίουρος (skíouros) (da cui il latino sciurus) che significa letteralmente “che si fa ombra”.

La volpe

La sua orma si trova nell’angolo basso a destra della mappa. È del tutto simile a quella del lupo benché più piccola.

La volpe rossa è diffusa in tutto l’emisfero boreale dal circolo polare artico al Nordafrica. Vive solitamente in coppia o in piccoli gruppi. I cuccioli cresciuti tendono a rimanere con i genitori per assisterli nella cura di nuovi piccoli.

Possono misurare fra i 75 e i 140 cm, per un peso che varia fra i 3 e gli 11 kg. Il colore, spesso rossiccio, va dal giallo al marrone, a seconda degli individui e delle regioni. La gola, il ventre e l’estremità della coda sono bianche; quest’ultima è lunga e folta. Il muso è allungato e le orecchie sono triangolari ed estremamente mobili.

Nonostante sia classificato come carnivoro, la volpe è un animale onnivoro nonché grande opportunista. È in grado di cacciare prede di diverse dimensioni, da insetti di 0,5 cm di lunghezza a uccelli di 1,5 m di apertura alare. Tra i vegetali particolarmente graditi ci sono i frutti di bosco e altri tipi di frutta. Possono anche nutrirsi di carogne e di qualsiasi cosa di commestibile incontrino.

Le volpi sono solite cacciare da sole. Con il loro raffinato senso dell’udito possono individuare piccoli mammiferi tra l’erba alta e folta balzando in aria e finendo su di loro. Nei periodi di abbondanza le volpi mettono da parte scorte alimentari per il futuro seppellendole in tante piccole buche di 5-10 cm.piuttosto che in un unico “grande magazzino”. Si pensa che agiscano in questo modo per non rischiare di perdere l’intera scorta in una sola volta.

Marcano il loro territorio mediante delle ghiandole odorifere poste vicino alla coda. La sostanza odorosa secreta è molto simile, anche se posseduta in minor quantità, a quella delle puzzole.

Posseggono una vasta gamma di vocalizzazioni differenti utilizzate in base alle situazioni più specifiche. Possono inoltre comunicare tra loro mediante l’olfatto e per questo spesso marcano il cibo e il territorio con l’urina. Spesso utilizzano tane usate da animali come tassi o conigli. I tassi sono tra i principali nemici delle volpi e spesso minacciano di divorare i cuccioli.

Durante le prime due settimane di vita, la madre non li abbandona, si dedica interamente al loro allattamento e viene nutrita dal maschio. La femmina non esita a trasportare in luoghi più sicuri i propri piccoli se, nei pressi della tana, vengono a crearsi fattori di disturbo. In natura, questa specie può raggiungere un’età di 12 anni.

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