La mappa rappresenta confini, territori e paesi della provincia di Bologna a sud della via Emilia. Fa coppia ed è idealmente sovrapponibile a quella dei parchi e fiumi, tanto che ne consigliamo l’esplorazione contestualmente o quasi. Sono esclusi dalla rappresentazione i territori orientali della provincia, in gran parte occupati dal circondario di Imola.
Segni convenzionali
La linea retta che attraversa da nord-ovest a sud-est la mappa è la via Emilia;
il pieno compatto è la città di Bologna;
le altre linee rappresentano i confini comunali;
i pallini sono paesi; certi sono più grandi e bucati al centro perché rivestono un particolare interesse per i trekking de La Girobussola.
Giriamo attorno alla mappa
Disponete la mappa in orizzontale con l’angolo tagliato in alto a destra. Una freccia proprio su quell’angolo indica il nord. Partiamo da Bologna e seguiamo la via Emilia in direzione sud-est e in senso orario.
Il primo comune che incontriamo, attraversato dalla via Emilia, è San Lazzaro di Savena, raffigurato solo con i suoi confini e senza pallino, celebre per la canzone dialettale-goliardica ripresa da Guccini che ne evoca la fiera. «A sòn stè ala Fîra d’ San Lâżar, oilì oilà»… Istituita ufficialmente il 28 aprile del 1830 (ma con origini più antiche), è un mercato tradizionale nato come fiera di bestiami e merci che si tiene annualmente nel periodo estivo. Oggi è più conosciuta la canzone della fiera stessa!
Oltre, la via Emilia procede da Ozzano e Castel San Pietro in poi verso Imola, ma questi sono territori qui non rappresentati. Seguiamo ora il frastagliato confine est. A sud di San Lazzaro c’è il comune di Pianoro, con il pallino che indica la posizione del paese. Nel suo territorio si eleva il Monte delle Formiche che deve il suo nome a un curioso fenomeno dalle origini antichissime: intorno all’8 settembre, giorno della festa della Madonna, sciami di formiche alate raggiungono la vetta e qui muoiono. Questo è un fenomeno naturale comune a molti tipi di imenotteri: le formiche maschio, dopo l’accoppiamento, sono attratte dai luoghi che si stagliano all’orizzonte e lì si recano per morire. Le femmine andranno a cercare altri posti per dar vita a nuove colonie. È tradizione che gli insetti vengano benedetti e donati ai fedeli (la credenza popolare vuole che curino alcuni malanni).
Scendendo verso sud, seguendo il confine orientale c’è Monterenzio. Il confine è segnato dal fiume Idice, sulla cui riva destra sorge il paese. Tra le frazioni di questo comune c’è Pizzano, nota perché legata alla figura di Cristina da Pizzano – Christine de Pizan (1365-1430 circa), famosa letterata trasferitasi in Francia e figlia di Tommaso da Pizzano, proprietario terriero del luogo. Celebre il suo libro “La città delle donne” in cui propugna idee molto avanti rispetto ai suoi tempi.
Scendendo ancora c’è Monghidoro, col pallino del paese che si trova a 841 metri d’altezza: è il comune più alto della provincia di Bologna. Anticamente si chiamava “Scaricalasino” perché i bolognesi decisero, nel 1264, di costruire un presidio di confine fra il loro territorio e quello fiorentino, una stazione doganale dove gli animali da soma erano temporaneamente scaricati dal peso delle merci trasportate, onde poter eseguire i controlli di frontiera. La celebrità locale è Gianni Morandi, che qui è nato e qui vive. Il confine orientale non è più con altri comuni della provincia ma con la Toscana.
Mentre il confine volge verso ovest, di fianco a Monghidoro c’è San Benedetto Val di Sambro col pallino del paese.
San Benedetto fu favorito dalla costruzione della Ferrovia Direttissima che dal 1934 collega Bologna con Firenze.
La stazione che serve il comune sulla linea ferroviaria è rimasta tristemente famosa per via di due attentati terroristici susseguitisi nel giro di una decina di anni: il 4 agosto 1974 una bomba esplose sul treno Italicus Roma-Monaco di Baviera uccidendo 12 persone e ferendone 44; l’attentato fu rivendicato da organizzazioni neofasciste. Poco più di dieci anni più tardi, il 23 dicembre 1984, nei pressi della stazione, per mano della mafia esplose una bomba sul treno rapido 904 Napoli-Milano, pieno di passeggeri in gran parte in viaggio per le vacanze natalizie, causando 17 morti e 267 feriti.
Ad ovest di San Benedetto si estende il territorio di Castiglion dei Pepoli che si protende, stretto, verso nord, con una forma piuttosto tormentata attorno al pallino del paese. Il comune era servito da una stazione ubicata nella grande galleria dell’Appennino posta sulla ferrovia Bologna-Firenze (“Direttissima”). La stazione, ora disabilitata, era raggiungibile tramite un tunnel inclinato di 27 gradi di pendenza, attrezzato con solo… 1.863 gradini. Nell’epica popolare è invece famosa la frazione di Baragazza per via di una antica ballata che narra delle streghe ad un sabba.
Ad ovest, con un territorio piuttosto ampio c’è il comune di Camugnano con pallino del paese. Nel suo territorio, in seguito all’edificazione di una diga nel 1911, nacque il bacino del Brasimone: il primo di una serie di laghi artificiali costruiti per l’alimentazione elettrica della Ferrovia Porrettana. Negli anni ’70 sulla riva sud-orientale del lago fu edificato un centro ricerche sull’energia nucleare. In seguito al referendum sul nucleare del 1987, il reattore venne spento e la ricerca riconvertita. Adesso è sede di un centro ricerche dell’ENEA.
Proseguendo sempre verso ovest troviamo Castel di Casio che occupa una piccola parte del confine con la Toscana. A seguire l’ampio territorio di Porretta, oggi Alto Reno Terme dopo la fusione con Granaglione, e il paese si trova proprio sul confine nord.
La storia di Porretta è molto antica ed è collegata alla presenza delle acque curative. Una leggenda medievale narra che un bue malato fu lasciato libero ed andò a dissetarsi in una delle fonti termali. Essendo ritornato al suo padrone completamente guarito, questa vicenda diede avvio alla fama delle acque curative e medicali. Il bue che si abbevera è rimasto come simbolo del comune di Porretta. Ma le terme erano certamente conosciute e frequentate già in epoca romana, come testimoniato da numerosi rinvenimenti archeologici, in particolare quello del mascherone raffigurante il muso di un leone risalente al I sec. d.C. e rimasto come simbolo delle Terme di Porretta.
L’ultimo tratto del confine sud della provincia è occupato da Lizzano in Belvedere. All’interno del suo territorio sorge il Parco regionale del Corno alle Scale. È un’area naturale protetta e occupa una superficie di 4974 ettari. Al suo interno si erge il monte Corno alle Scale (1945 metri), la cima più alta della provincia di Bologna. Il nome deriva dalla singolare forma della parete settentrionale, costituita da una serie di balze rocciose a gradinate.
Da qui in poi, il confine occidentale è tra Bologna e Modena. Se lo seguiamo, ora in direzione nord, troviamo Gaggio Montano. Il paese è a poca distanza da Porretta, ma Gaggio è in alto mentre Porretta è a valle. Il suo simbolo è il Faro, edificato sul grande Sasso di Rocca, monumento dedicato ai caduti delle due guerre mondiali. È l’unico faro in montagna in Italia. Gaggio vanta anche la presenza della Saeco, un’importante azienda produttrice di macchine per caffè e distributori automatici di bevande e snack a livello mondiale.
Risalendo lungo il confine modenese troviamo Castel d’Aiano e più a nord Vergato, che ne prende una piccolissima porzione e che ha un territorio piuttosto frastagliato.
Al di sopra e fino alla via Emilia c’è il grande comune di Valsamoggia che comprende i cinque ex-comuni di Castello di Serravalle, Savigno, Monteveglio, Bazzano e Crespellano. Siamo passati dalle montagne, alle colline e infine alla pianura. Valsamoggia è il comune sparso più popoloso della regione, e il secondo in Italia. Il MiBACT vi recensisce 83 beni architettonici tutelati tra i quali L’Abbazia di Monteveglio e la Rocca dei Bentivoglio a Bazzano. L’Abbazia di Monteveglio ha quasi mille anni e fu eretta su volere di Matilde di Canossa nell’XI secolo in segno di ringraziamento per la celebre vittoria avuta sull’imperatore Enrico IV. La Rocca di Bazzano è successiva, del secolo XIII, e sorge sulle rovine di un castello precedente.
Prendiamo ora la via Emilia e avvicinandoci a Bologna troviamo un’unghia del territorio di Anzola dell’Emilia: la gran parte del suo territorio si trova a nord di questa arteria. A seguire verso est c’è Zola Predosa, che confina già con Bologna. Nel suo territorio sorge Cà La Ghironda, museo nei pressi della frazione di Ponte Ronca, collezione d’arte moderna e contemporanea di pittura e scultura che si estende in una vasta area precedentemente agricola. Gli itinerari artistici sono all’aperto o all’interno di un moderno edificio. Tutte le numerose sculture possono essere toccate.
Costeggiamo adesso il margine meridionale della città e muoviamoci verso est trovando il quadratino di Casalecchio di Reno, il comune più piccolo della città metropolitana di Bologna, ma anche il più popoloso dopo Bologna e Imola. Il 6 dicembre 1990, un aviogetto militare in avaria, abbandonato dal pilota, precipitò su una succursale dell’Istituto Tecnico Commerciale Gaetano Salvemini, provocando la morte di 12 studenti e il ferimento di 88 studenti e personale scolastico. L’edificio colpito fu in seguito ristrutturato e convertito nella Casa della Solidarietà, sede della Protezione Civile e di varie associazioni locali di volontariato.
Sempre lungo il margine inferiore di Bologna e a sud di Casalecchio si trova il territorio di Sasso Marconi, nella cui frazione di Pontecchio sorge Villa Griffone, dove visse appunto Guglielmo Marconi. Oggi è un museo a lui dedicato.
Il comune confinante ad est è Pianoro, che abbiamo già toccato all’inizio del nostro giro: siamo arrivati.
In breve:
Est: San Lazzaro di Savena, Pianoro, Monterenzio, Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro.
Sud: Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Castel di Casio, Porretta Terme/Alto Reno Terme, Lizzano in Belvedere.
Ovest: Lizzano in Belvedere, Gaggio Montano, Castel d’Aiano, Vergato, Valsamoggia.
Nord: Valsamoggia, Anzola, Zola Predosa, Casalecchio di Reno, Sasso Marconi, Pianoro, San Lazzaro di Savena.
Scorribanda all’interno
Partiamo dal quadratino di Casalecchio e scendiamo dritti verso sud. In linea quasi retta incontriamo Sasso Marconi, Marzabotto, Grizzana Morandi, per finire a Camugnano.
Marzabotto, sul margine ovest del parco di Monte Sole, è tristemente famosa per l’eccidio perpetrato dai nazifascisti il 29 settembre 1944. Nel paese è stato eretto il Sacrario dei martiri della strage. Non lontano dall’abitato c’è anche il Museo Nazionale Etrusco Pompeo Aria con i vicini scavi della città etrusca di Kainua, visitabili anche grazie all’allestimento tattile de La Girobussola.
Grizzana Morandi, sul lembo sud del parco di Monte Sole, vanta i natali e la casa di G. Morandi: G. come quello di Monghidoro, ma invece di Gianni questo è Giorgio, e pittore, non cantante.
Stretto tra i comuni di Marzabotto, Sasso Marconi, Valsamoggia e Zola Predosa c’è Monte San Pietro, un altro dei comuni sparsi, aggregato di diverse frazioni con la sede comunale a Calderino.
E Loiano? E Monzuno, dove si trovano? Ritrovate il territorio di Pianoro. A sud c’è Loiano e alla stessa altezza verso ovest Monzuno, il cui territorio si incunea con una strisciolina verso il sud di Pianoro.
Nel territorio di Loiano, sul Monte Orzale, ha sede la Stazione dell’osservatorio astronomico di Bologna (struttura appartenente all’Istituto Nazionale di Astrofisica). Il suo telescopio più ampio intitolato a Gian Domenico Cassini (152 cm di diametro) è il più grande d’Italia dopo quello di Asiago; dispone anche di un secondo telescopio di dimensioni inferiori (60 cm di diametro).
Forte del fatto che una possibile origine del nome di Monzuno sia “Mons Iunonis” (Monte di Giunone), di qui passa oggi la Via cosiddetta “degli dèi”, perché passa anche da Monte Venere e Monte Adone. È un trekking che congiunge Bologna con Firenze ripercorrendo buona parte del tracciato della antica ”Flaminia militare”, frequentato ogni anno da migliaia di camminatori.