Castelluccio – Panorama

La mappa, come una specie di fotografia, rappresenta il borgo di Castelluccio presso Porretta Terme (oggi Alto Reno) nella provincia di Bologna, così come appare ad un visitatore che si ponga sul versante opposto della valle.

Segni convenzionali

Pieni – roccia, edifici ed alberi;
puntini grossi – bosco;
puntini più piccoli e più fitti – prato;
linee isolate – le montagne lontane.


Uno sguardo al borgo

La mappa che avete davanti è un esperimento de La Girobussola. Abbiamo infatti provato ad offrire qualche informazione su alcuni elementi di ciò che lo sguardo può cogliere quando abbraccia un panorama.

La parola “panorama” significa letteralmente “visione integrale”, e perciò ci è chiaro che l’espressione “toccare un panorama” è un ossimoro, una contraddizione. Tuttavia noi stiamo tentando di avvicinare almeno un pochino i termini di questa contraddizione anche utilizzando un sistema pratico ma povero qual è questo foglio di carta A4 con rilievi di 2 millimetri al massimo. Non sarà magari possibile da qui ricavare l’emozione di un panorama, la sua vastità, la bellezza; ma speriamo, almeno, integrando con questo testo e soprattutto con il racconto verbale di chi lo vede, una maggiore consapevolezza di ciò che ci sta attorno, qualche tratto di conoscenza in più anche quando le mani e il tatto non possono raggiungerlo.

Quindi, chi non è stato da queste parti osservi questa mappa come un esperimento, come la foto di un generico panorama montano. Chi invece è venuto con noi a Castelluccio vi troverà riferimenti a luoghi noti.

Ci troviamo nell’Appennino tosco-emiliano, nelle estreme propaggini sud della provincia di Bologna, a pochi chilometri da quella di Pistoia.

Castelluccio è un borgo a 810 metri sul livello del mare e con 115 residenti, arroccato su uno sperone roccioso del monte Piella. Alle pendici orientali del monte il fiume Reno, nel suo corso superiore, si è scavato la sua valle; e lì, a 350 metri d’altitudine e a 3 chilometri e mezzo da Castelluccio sorge Porretta, celebre per le sue Terme. Ad ovest ci sono i paesi di Lizzano in Belvedere e a nord-ovest Gaggio Montàno. Il confine con la Toscana è a pochi chilometri.

Nonostante il nome e la vicinanza al confine toscano, il borgo non fu fortificato in passato. Tuttavia ospita un castello – il castello Manservisi – che un ricco sarto bolognese realizzò ristrutturando a fine ottocento una antica dimora nobiliare. In esso è ospitato il museo LabOrantes che, col contributo degli abitanti e dei volontari, conserva una cospicua collezione di oggetti e memorie della civiltà contadina e montanara dell’otto-novecento, e tutto a portata di mano.

Disponete ora la mappa in orizzontale con le scritte in alto. L’osservatore (cioè noi) si trova sull’opposto versante di una piccola valle, sul crinale di fronte al borgo. I crinali, cioè i vertici dei monti, qui fanno come una mezza corona che si estende a partire dalla nostra sinistra, forma un arco fino alla parte diametralmente opposta a noi. Troveremo perciò più grande ciò che è più vicino, a sinistra, e man mano più piccolo (perché più lontano) ciò che vediamo verso destra.

Rivolgiamoci allora dapprima verso sinistra: i puntini piccoli in basso ci indicano che le pendici del monte scendono in prato. È la parte più vicina a noi e vediamo bene il grande intreccio di alberi che fa ombra al prato: sono i puntini grossi, con qualche sottile pieno fra i puntini piccoli a rappresentare alcuni fusti visibili.

In lontananza, e quindi portando le mani verso l’alto, appiattite dalla prospettiva si delineano le vette dell’Appennino. Abbiamo voluto rappresentare la lontananza delineando solo i contorni della vetta, lasciando vuota l’area all’interno.

Spostiamoci un po’ verso destra ed osserveremo pieni e vuoti che hanno forme più rettilinee: è quel che si vede delle case del borgo. Individuerete puntini e lineette che rappresentano finestre e spigoli, sormontati da pieni allungati che sono i tetti.

Due parole a proposito di tetti: quando li pensiamo senza mai averli visti, magari facendo riferimento ad una immagine semplice e infantile di casa, ce li rappresentiamo triangolari: la punta in mezzo e i due spioventi che scendono dalle due parti. È giusto, ma se aggiriamo l’angolo della casa e osserviamo ancora il tetto, vedremo un solo spiovente, dalla grondaia al culmine; e dovremo rappresentarlo rettangolare, anzi, per lo scherzo della prospettiva, più che rettangolare a forma di trapezio isoscele. Potete farvi un’idea più precisa pensando ad un gianduiotto! Visto dal lato corto appare triangolare, visto da quello lungo, appare trapezoidale.

Si giustificano così questi pieni allungati che troviamo in cima alle case nella nostra mappa. Inoltre, sono case che ci si presentano sghembe, né di fronte né esattamente di profilo, perché disposte lungo la strada serpeggiante che solca il crinale, tutt’altro che rettilinea.

Proseguendo verso destra, raggiungiamo la punta acuminata del campanile, che svetta sola in alto. È attaccato alla chiesa naturalmente, ma questa non si vede perché è coperta al nostro sguardo dallo sperone di roccia su cui il paese sorge, ed è quel pieno da cui la punta del campanile fa capolino.

Infatti se scendiamo al di sotto del campanile e della roccia, così come leggermente alla loro destra, troviamo altre forme rettilinee che sono quello che da qui si vede delle case sulle pendici del monte. Sotto alle case si estende il bosco, che si allarga in tutta la parte destra della mappa e che abbiamo rappresentato con puntini un po’ più grossi e radi di quelli del prato a sinistra. Fin qui il nostro sguardo si spinge, sì, ma vediamo le cose rimpicciolite dalla distanza: lontane, con qualche chioma d’albero che svetta sulle altre. In fondo, altre vette appenniniche.

E il castello Manservisi di cui abbiamo detto prima? Non c’è nella nostra cartolina perché si trova, come la chiesa, al di là dello sperone di roccia. E questo è un difetto della vista che arriva lontano, sì, ma non al di là. Oltre il borgo, oltre lo sperone di roccia, come dire, dietro la nostra mappa – cioè ad ovest – c’è Lizzano in Belvedere, e più a destra la valle del Reno e Porretta.


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